Quanti siete? Cosa portate? ... in galera!

Hei!
Chi siete?
Cosa portate?
Si, ma quanti siete?
Un fiorino!
È sempre bello tornare con la memoria al surreale e mitico dialogo tra Benigni e Troisi alle prese con il gabelliere. Solo l'ironia e l'arte dei maestri può trasformare in sorriso ciò che, a mio giudizio, ben descrive la paura dell'esercizio arbitrario del potere, il fastidio per l'ingiusta oppressione rappresentata dalla linea che demarca il confine tra due mondi con regole diverse, a volte opposte.
Chi, come me, è nato prima dell'accordo di Schengen ha vissuto l'epoca delle dogane, dei controlli alle frontiere, degli ufficiali in divisa pronti timbrare passaporti e, al minimo cenno di sospetto, perquisire veicoli o valigie. Un tempo eravamo tutti abituati ai confini militarizzati, a fare la faccia da poker, a rispondere con monosillabi: "nulla", "si", "no", "turismo" come uniche varianti alle ruvide domande poste da diffidenti ufficiali. Ricordo bene gli sforzi per cercare di non dare nell'occhio, fosse anche solo per non perdere inutilmente due ore alla frontiera. Ricordo quella strana tensione che cresceva man mano che ci si avvicinava ai controlli, subito trasformata in comune sollievo, un po euforico, appena dopo essere passati indenni, nonostante fossero solo trasferimenti per una innocente vacanza.
Oggi troviamo controlli simili solo varcando i confini esterni dell'Unione Europea, negli aeroporti, all'imbarco dei traghetti. Pesino le garitte elvetiche sono spesso disabitate. Organizzando un viaggio all'estero, tutti possono consultare numerosi siti web, da quelli Ministeriali ai blog tematici, consultare le agenzie viaggi, non manca certo la scelta ed ovunque si trovano consigli su come prestare attenzione a usi e costumi, situazioni politiche particolari, conflitti, calamità naturali, divieti ed obblighi.
Nel giro di poche settimane, gli Stati Uniti d'America sono entrati a pieno titolo nella lista dei paesi problematici dove andare in vacanza può diventare un incubo. Anche questa, per me, è una novità, dato che conoscevo gli USA come la terra della libertà.
Un tatuaggio, il colore della pelle, il taglio dei capelli, una musica etnica nelle cuffie, l'odore pungente di una spezia, la conoscenza di un certo idioma, l'uso o il possesso di un farmaco, l'essere in cura in un determinato reparto, aver pubblicato certi post sui social, sono tutte circostanze che rischiano di interrompere bruscamente una bella vacanza o di non farla nemmeno iniziare.
Le notizie di cronaca sono spaventose e non riesco a capire se questo sia il reale obbiettivo oppure se sono solo la mera narrazione di eventi spaventosi.
Di fatto, questa casistica cresce di giorno in giorno:
Rebecca Burke, inglese, 28 anni, disegnatrice, arrestata nello stato di Washington per aver lavorato in cambio di alloggio, ma con un visto turistico.
La situazione è talmente grottesca e spaventosa da suggerire scenari ben peggiori da quelli esorcizzati dalla simpatia di Troisi e Benigni. Forse è il caso di richiamare film cupi e disturbanti come "Detenuto in attesa di giudizio" oppure il più recente "Una pura formalità", oppure l'intero libro "Il processo" di Kafka e buona parte di "1984".
Prima di prenotare un viaggio "auanagana" è meglio familiarizzare con un concetto a noi sconosciuto, ma vivissimo nella quotidianità americana: il "reasonable suspicion". Si contrappone alla più rigorosa "probable cause" e permette ad un agente di polizia e, più in generale, ad un tutore dell'ordine di fermare, perquisire, accertare circostanze sulla base di un blando ma ragionevole sospetto.
"Black people don't jog. You ain't gonna catch no Black person running 26 miles for no damn reason. Man, the cops probably pull you over thinking you done stole something." Questo è il ragionevole sospetto nella cultura americana: una persona bianca che corre sta facendo jogging, una persona di colore che corre sta scappando. Ragionevole.
Il ragionevole sospetto, già piuttosto arbitrario e sibillino, si modifica in alcune circostanze, una di queste si verifica proprio ai controlli di frontiera con il "Border search exception": la dogana statunitense può effettuare perquisizioni su persone ed effetti che attraversano il confine anche senza dover cercare un ragionevole sospetto. Ciò include anche perquisizioni invasive come lo smontaggio del veicolo o di un dispositivo elettronico. Tuttavia, ci sono alcuni tipi di perquisizioni più intrusive, come le perquisizioni delle cavità corporee, che richiedono un ragionevole sospetto, per esempio, di aver ingerito sostanze illegali per trasportarle.

Basta poco, per i miei gusti troppo poco.
Un caro amico ha prenotato una vacanza negli States e sono sinceramente preoccupato per lui. Per fortuna ha la faccia da bravo ragazzo, non ha cicatrici, è del colore giusto, non ha tatuaggi o piercing (che io sappia), ma parla molto bene lo spagnolo e, in quanto nerd, ha una moltitudine di aggeggi tecnologici, account attivi e interazioni social.
Se lo accompagnassi, probabilmente per lui sarebbe molto peggio, pertanto posso solo sperare che legga questi miei consigli prima di imbarcarsi in modo da poter andare in vacanza senza massacrare la propria privacy e senza correre troppi rischi:
- Smartphone: investirei qualche euro per un telefono nuovo, meglio ancora se acquistato dopo essere arrivato a destinazione. Ovviamente anche la sim dovrà essere nuova e non quella con il numero abituale. Meglio avere un nuovo numero, quindi, temporaneo e sacrificabile. Poter contare su una certa "verginità" può aiutare molto. Si, certamente, un adulto padre di famiglia nel 2025 senza smartphone sembrerebbe un po' "weird", ma è sostenibile.
- Account: se non si vuole acquistare un nuovo dispositivo e si preferisce portare con se il proprio, è meglio fare un backup completo e cancellare tutto facendo, poi, un ripristino totale. Ovviamente, al riavvio, non si può entrare nei propri account per non vanificare la cancellazione. Cancellare tutto significa rendere il cellulare serenamente ispezionabile, senza temere che la foto di quello strano foruncolino sulla schiena del nipotino, inviata al pediatra, possa farci sospettare di crimini atroci. Stessa cosa per le foto della festa di compleanno con brindisi, risate e baci promiscui. In USA come in Quatar. Che bello!
- Verginità: se è necessario un account per accedere a vari servizi, inclusi i social, è meglio crearne uno nuovo, vergine, immacolato. Senza storia, senza memoria, non associabile ai profili social abituali. "Come un lago senza fango Ser, così limpido come un cielo d'estate sempre blu". I risultati migliori, in termini di credibilità, si ottengono attivando i profili "da viaggio" con sufficiente anticipo in modo da generare blande ed innocue interazioni e scongiurare il sospetto che siano appena stati creati proprio per nascondere altro.
- App: consiglio di installare ex novo unicamente le app necessarie, mappe, visualizzatore film per il viaggio, lettore di musica o podcast, passatempo vari, app del vettore aereo, guide turistiche ecc, solo cose che non richiedano un login e che non abbiano uno storico delle attività, se non molto limitato nel tempo. In caso di controllo, il dispositivo sarà analizzato manualmente e, in caso di ragionevole sospetto, sarà sottoposto ad un controllo approfondito e automatizzato, collegandolo a sistemi predisposti per copiare ogni cosa vi sia al suo interno.
- Password: non attivare il controllo biometrico. Utilizzare unicamente una password banale, priva di connotazioni o riferimenti particolari. In questo caso (e solo in questo) va bene il superclassico: Password1! Questa password potrebbe essere chiesta e comunicata alla dogana. Evitare password simpaticissime tipo "FUCKTRUMP". Lo scopo è rendere facile il controllo proprio per mostrare l'assenza di brutte cose, anche perché rifiutare di farlo permette ai funzionari di trattenere in custodia le persone, sequestrare i dispositivi e analizzarli con tecniche forensi e negare l'ingresso nel paese.
- Protezioni: sconsiglio di portare con se contenuti protetti e protetti in modo robusto (cifratura, biometria, password inviolabili, spegniemnto del dispositivo per attivare le protezioni a basso livello, ecc.), oltre ad essere tecnicamente poco utile rispetto ai mezzi di contrasto, verrebbe interpretato come il tentativo di nascondere qualcosa che merita di essere nascosto e questo farebbe sorgere quel legittimo sospetto che negli Stati Uniti giustifica reazioni spropositate. Meglio farne a meno o recuperare tutto a posteriori, con prudenza.
- In loco: non mi sentirei al sicuro e, se possibile, eviterei di attivare gli account principali sul muletto. Niente app della banca o simili, anche perchè la password è troppo debole per potercele permettere. Farei la vacanza completamente scollegato dai comodi e abituali servizi e, se proprio necessario, utilizzerei lo smartphone o un computer fisso per fare l'accesso via web, non loggandomi con le app o il sistema operativo dello smartphone.
- Segni di vita: meglio mettersi d'accordo con un amico, parente per fare uno squillo o una telefonata, un messaggino, qualsiasi cenno di esistenza in vita, ogni giorno ad una ora convenuta. Se il segnale s'interrompe, qualcuno ti verrà a cercare.
- Al rientro: i controlli in uscita sono blandi ma mi sentirei molto più al sicuro solo dopo essere effettivamente decollato.
- Memorandum: in USA esistono solo due tipi di persone, gli americani e i non americani. Come turisti italiani, non abbiamo alcun privilegio, siamo uguali a qualsiasi altro non americano.
In termini generali, nel caso non fosse possibile rinunciare alle proprie abitudini e al proprio smartphone, è bene riconsiderarne attentamente il contenuto, andando alla ricerca dei nuovi tabù del viaggiatore prudente: pornografia ed erotismo, sessualità e preferenze sessuali, sex workers, omosessualità, persone non binarie, genere e transizione di genere, trans, violenza di genere, parità di genere, politiche di genere, ideologia gender, inclusività, LGBTQ+, razzismo e antirazzismo, fascismo e antifascismo, promiscuità, adulterio, clima, riscaldamento globale, inquinamento, tutela dell'ambiente, fenomeni meteorologici estremi, negazionismo in ogni sua forma, antiscienza, complottismo, procreazione, aborto, fecondazione assistita, fertilità, minoranze etniche, razza, segregazione, attivismo, associazionismo, attenzione per le persone svantaggiate, disabilità, discriminazione, disparità, equità, etnicità, femminismo, maschilismo, odio ed estremismo, ingiustizie, oppressione, regimi totalitari, immigrazione, salute mentale, cure mediche o terapie connesse a qualsiasi elemento della lista e qualsiasi altra vaccata che possa passare per la testa dell'amministrazione attuale.
Stesso discorso per le foto contenute nel rullino o le app, specialmente a quelle che permettono di desumere comportamenti sensibili o riferibili alla lista dei tabù: tinder, grinder, gleeden, bumble, Ashley Madison, ecc. Attenzione alle app di supporto alla riproduzione o usate per la contraccezione.
Per approfondire questo tema suggerisco una attenta lettura dei contributi di EFF che condivido in massima parte.
E pensare che per il GDPR i dati sensibili sono ben pochi... i dati che possono rivelare l'origine razziale o etnica, le opinioni politiche, le convinzioni religiose o filosofiche, o l'appartenenza sindacale, i dati genetici, dati relativi alla salute o alla vita sessuale o all'orientamento sessuale della persona. Forse sarà necessario aggiornare la lista in base ai nuovi tabù.
Come DPO tendo a vedere le cose da una prospettiva un pò particolare, me ne rendo conto, probabilmente le mie ansie possono essere mitigate dal fatto che la tecnica del fiorino funziona sempre, solo che oggi occorre un bonifico per sostenere la campagna elettorale... meglio conservare la ricevuta e allegarla al passaporto. Probabilmente in dogana c'è anche una fast lane senza controlli riservata ai possessori di una Tesla.
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