Attenzione a cosa condividi... tu non sai cosa c'è in una foto ma Google si.
Foto e filmati inviato dappertutto... foto in posa con gli auguri di buone feste, foto delle vacanze sulla neve, recite, presepe vivente, saggio di fine anno, i bambini che crescono... su whatsapp, via signal, nelle chat, nei DM dei vari social, ma quante foto si condividono in questi giorni? Una vera e propria frenesia che si autoalimenta, anche grazie al sottile piacere che abbiamo nel comunicare, nel condividere con le persone care, nel partecipare e far partecipare ai nostri squarci di quotidianità persone più o meno lontane. E ci mancherebbe, viva la vita!
Lo si fa con leggerezza, senza pensarci più di tanto e, come sempre, la comodità è nemica della sicurezza.
Capita... ogni tanto si sbaglia chat, si pubblica sullo status quello che doveva essere un messaggio diretto, si sbaglia app, si invia alla persona con nome simile... non è grave, almeno, finché non lo diventa!
Non per smorzare l'entusiasmo, ma vale la pena di fare una prova, un semplice test per capire quante informazioni stiamo condividendo nascoste dentro una semplice foto.
Ogni foto condivisa può contenere molte più informazioni di quante l'utente intenda mostrare. I sistemi di analisi automatica, utilissimi per indicizzare le foto nei nostri album online, sono diventati molto bravi ad analizzare immagini, estrarre dati invisibili, accorgersi di dettagli insignificanti e metterli in relazione per estrarre nuove informazioni, sanno fare persino supposizioni spesso molto azzeccate. L'analisi delle immagini fa paura e non è una cosa da fantascienza, è alla portata di tutti, anzi, è già dentro i nostri cellulari, i nostri album online, i siti e le app che usiamo.
Ho trovato in rete (grazie Filippo Bianchini per la segnalazione) un tool, un sito web che ci aiuta a capire bene come stanno le cose.
Basta caricare un'immagine per ottenere un'analisi al limite dell'incredibile. Nemmeno l'autore si può accorgere di tutto ciò che l'immagine contiene, ma il sistema di analisi di Google si, eccome.
⚠️ ATTENZIONE ⚠️
Prima di provarlo dobbiamo riflette un istante perché ciò che caricheremo sul sito andrà in India, paese che offre ben poche garanzie in materia di protezione dei dati personali. Si, c'è un'informativa privacy ma è ridicola: una blanda promessa di non trattenere alcun dato. Personalmente desidero sottolineare un dettaglio che mi preoccupa molto: i dati di uso e le immagini caricate sul sito indiano saranno passate ai sistemi di Google per l'analisi. Google considera quel traffico come ESCLUSO dalla copertura del GDPR perché non proviene dalla UE. Se le immagini arrivassero a Google da un sito francese o italiano, Google sarebbe vincolata ad un uso rispettoso delle immagini e dei dati, dovrebbe applicare le nostre norme, non potrebbe fare ciò che vuole dei dati e dovrebbe dare tutte le garanzie che il GDPR prevede. Peccato che questo non accadrà dal momento che i dati arrivano a Google da un paese terzo, dove il GDPR semplicemente non si applica: in questo caso, anche se l'origine dell'immagine è europea, il trattamento non è riconoscibile come tale e vengono meno le tutele del GDPR. Praticamente, i dati che verranno inviati a questo sistema devono essere considerati perduti, liberati nel contesto più ostile che si possa immaginare come pecore tra i lupi.
Attenzione dunque, sconsiglio di fare questo esperimento con foto scattata in casa oppure di una persona a noi vicina. Meglio usare una foto impersonali scattata dalla finestra.
Ecco il sito: da usare con cautela! ⚠️
https://theyseeyourphotos.com/
Una prova pratica
Il risultato dell'analisi di ciò che vedo dalla finestra dell'ufficio:
"La foto, scattata in una soleggiata giornata invernale a Milano, in Italia, mostra una scena di strada cittadina. In primo piano c'è un marciapiede con una fila di auto parcheggiate, per lo più berline e SUV, e un piccolo cespuglio con foglie secche. Sullo sfondo c'è una strada trafficata con altre auto e traffico e alcuni alberi ad alto fusto che costeggiano la strada. Su un lampione è visibile uno striscione che pubblicizza una scuola, il Liceo Scientifico Freud. Più avanti ci sono altri edifici e insegne.
Sono visibili due pedoni. Una donna con i capelli lunghi e scuri cammina verso l'obiettivo, sembra concentrata e forse di fretta. Indossa un cappotto scuro e degli stivali. Un'altra persona, più lontana, sembra essere un giovane uomo che si allontana dall'obiettivo con una borsa a tracolla; potrebbe essere uno studente che si sta recando a lezione. La foto è stata scattata alle 12:09 del 18 dicembre 2024, utilizzando un Apple iPhone 12 Pro. La donna sembra essere di origine caucasica e il suo abbigliamento suggerisce un contesto di classe media. L'uomo sembra avere un background simile, forse uno studente data la sua borsa.
C'è una sottile quantità di fogliame e alcune leggere variazioni nella struttura del marciapiede, visibili da vicino. Anche la leggera usura delle auto parcheggiate rivela il quotidiano trascorrere del tempo. Un piccolo dettaglio mostra che le auto parcheggiate non hanno neve visibile sui tetti nonostante sia inverno; ciò potrebbe significare che non c'è stata neve o che la neve si è sciolta di recente. Un altro dettaglio è rappresentato dalle ombre proiettate dagli alberi, dai lampioni e persino dai pedoni, che indicano ulteriormente l'ambientazione diurna e migliorano la percezione della profondità."
Micidiale.
Ho provato a fotografare la mia scrivania, ciò che vedo mentre scrivo queste righe ed ecco cosa ottengo analizzando l'immagine:
L'immagine mostra uno spazio di lavoro con un MacBook al centro, fogli, penne e occhiali sparsi intorno. Sullo sfondo è visibile una parete con un quadro che raffigura un paesaggio marino, a indicare un ambiente tranquillo. Una scatola di fazzoletti con il disegno di una renna aggiunge un tocco di festa, suggerendo che potrebbe essere vicino al periodo natalizio. L'impressione generale è quella di uno studio o di un ufficio domestico, con un'atmosfera calma e organizzata.
La foto sembra essere stata scattata da una persona che sta lavorando alla propria scrivania. L'aspetto, la razza, l'etnia, l'età, lo stato economico e lo stile di vita dell'individuo non possono essere dedotti dall'immagine disponibile. La foto è stata scattata il 18 dicembre 2024, intorno a mezzogiorno, utilizzando un Apple iPhone 12 Pro. La persona sembra concentrata su un progetto, considerando che il laptop è aperto su un sito web con la scritta “They see your photos.”, forse indicando un lavoro di privacy o di analisi dei dati. Lo spazio di lavoro mostra segni di organizzazione e suggerisce un approccio attento alla gestione degli effetti personali.
Un piccolo dettaglio è la presenza di un multi-tool e delle chiavi della macchina sulla scrivania, che suggerisce una persona che dà importanza alla praticità e alla preparazione. Il riflesso dello schermo mostra in modo sottile l'ambiente circostante della stanza. Il colore e l'intensità dell'illuminazione suggeriscono ulteriormente l'ora del giorno. Un altro dettaglio appena percettibile è il piccolo e quasi invisibile riflesso di luce su una delle lenti degli occhiali, che rivela la presenza di una fonte luminosa proveniente da sinistra.
Impressionante. L'analisi rivela un dettaglio importante sul sistema stesso: google prova a determinare dettagli personali quali "L'aspetto, la razza, l'etnia, l'età, lo stato economico e lo stile di vita dell'individuo ". Lo fa in automatico come parte dell'analisi, senza che venga espressamente chiesto. Questo aspetto è interessante poiché l'origine razziale ed etnica costituisce un dato particolare (dato sensibile), l'aspetto delle persone e lo stato economico sono dati personali, lo stile di vita costituisce una profilazione e, quindi, trattare questi dati ha delle forti implicazioni. Attenzione, dunque, questo sito lo fa perché può farlo: è in India ed utilizza un sistema americano, quindi lo fa ignorando serenamente il GDPR. La stessa cosa, fatta da un sito europeo, sarebbe problematica, comporterebbe una serie di adempimenti e garanzie difficilmente realizzabili.
Ma il giochino è troppo bello, riprovo con una foto "impossibile" presa dal sito dello studio: la foto dell'office assistant, il mio cagnolino.
"In primo piano è raffigurato un adorabile cucciolo di Pomerania, il cui pelo soffice è un misto di bianco e marrone chiaro. Lo sfondo mostra un pavimento piastrellato, comune in molte case, e un oggetto rosa sfocato che potrebbe essere una cuccia o un giocattolo, suggerendo un ambiente domestico. L'impressione generale è quella di calore e comfort, tipici dell'ambiente domestico di un animale domestico.
L'immagine sembra essere stata scattata da un'angolazione leggermente rialzata, forse da qualcuno che tiene il dispositivo fotografico a distanza. Il cucciolo sembra calmo e forse un po' curioso, con lo sguardo attento verso qualcosa all'esterno dell'inquadratura. L'immagine potrebbe essere stata scattata in qualsiasi momento della giornata, poiché non sono presenti molte informazioni sulla luce visibile. Il fotografo sembra essersi concentrato sulla cattura degli occhi espressivi e della morbida pelliccia del cane.
La sottile ombra sotto il mento del cucciolo fa pensare a una fonte di luce proveniente dall'alto. La risoluzione dell'immagine è di media qualità, non ad alta definizione, il che suggerisce che potrebbe essere stata scattata con la fotocamera di uno smartphone. La composizione generale e l'angolazione della foto suggeriscono che si tratta di un momento casuale e spontaneo catturato dal proprietario, senza alcuna attrezzatura fotografica professionale."
meraviglioso e terribile.
Consiglio di analizzare la stessa immagine più volte per osservare la variazione nei differenti risultati.
L'analisi di basa sui metadati, quelle informazioni invisibili, aggiuntive, a corredo dell'informazione principale, un po come la busta di una lettera che riporta mittente e destinatario. Così, anche le foto e i filmati digitali sono ricchi di metadati: quale dispositivo ha ripreso l'immagine, dove, quando, in che condizioni di luce, con quali parametri, ecc.
Per fare un esempio pratico, basta condividere una foto scattata con un Iphone per inviare, oltre all'immagine, queste informazioni (dati estratti con questa webapp):
- data, ora, risoluzione, marca e modello del dispositivo, focale utilizzata, apertura del diaframma, esposizione, sensibilità sensore, flash, risoluzione, circolo di confusione, dimensioni pixel, zoom applicato, distanza della messa a fuoco, formato e altri dati tecnici dell'immagine
- luogo con coordinate geografiche precise
- altitudine sul livello del mare
- direzione geografica dell'inquadratura
- direzione geografica del movimento del dispositivo nel momento dello scatto
- velocità alla quale si nuove il dispositivo al momento dello scatto
- dati dell'accelerometro
- dati tecnici di dettaglio dei filtri di correzione (qualità e tipologia dell'illuminazione)
- id univoci del setup e del profilo utilizzato
- versione dei software utilizzati
- tempo trascorso dall'ultimo riavvio del dispositivo o dall'accensione (giorni, ore minuti e secondi)
- tempo di attività del dispositivo dall'ultimo avvio al momento dello scatto
Direi che ci sono molte più informazioni di quelle che si ha l'impressione, o l'intenzione, di condividere. Ci vuole un hacker incappucciato e tatuato per scoprirle? Ma nemmeno per sogno, lo possono fare anche le casalinghe iriensi, le donne meno informatizzate del reame.
Una pillola di privacy
Come fare per evitare l'inevitabile?
Per non rinunciare al piacere di condividere e comunicare, è possibile procurarsi un minimo di tutela senza dover impazzire con app strampalate o procedure complicate.
Il mio consiglio è quello di condividere uno SCREENSHOT delle immagini scattate.
Se hai una bella foto che vuoi condividere, fai così:
- visualizzala sul tuo dispositivo
- premi la combinazione di tasti per fare lo screenshot dello schermo (come fare con Iphone e con Android)
- salva la schermata appena catturata oppure inviala direttamente... o copiala in memoria e poi appiccicala dove ti pare.
Così facendo, la foto originale, zeppa di metadati, rimarrà nel tuo rullino e, al suo posto, verrà inviata una sua "fotocopia", priva della maggior parte dei metadati relativi al momento dello scatto.
Ovviamente anche l'immagine sarà di qualità inferiore, con meno dettagli e meno decifrabile da un sistema di analisi, ma sarà comunque adeguata per un saluto, per augurare buon natale o per far vedere quant'è bravo il pargoletto a suonare con il flauto la melodie esatta della sirena bitonale dell'ambulanza.
Attenzione, dunque, perché tutto ciò che finisce online potrà sfuggire di mano, potrà essere coinvolto in errori o maldestre condivisioni, potrà essere sgraffignato da aziende che ci faranno ciò che vogliono: dall'addestrare sistemi di intelligenza artificiale generativa, alla costituzione di archivi di dati da vendere al migliore offerente. I dati, una volta pubblicati, non si possono più cancellare.
Basta saperlo, no?
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