Informativa PIRACY
Ecco l'informativa PIRACY del sito.
Non sono sicuro su ciò che dovrei scrivere ma, a grandi linee, l'idea è quella di raccontare le marachelle, le malefatte e tutto ciò che è deprecabile e che mi riguarda: una sorta di informativa privacy ma al contrario.
Iniziamo, quindi, dal principio.
Tutto ebbe inizio con una macchinetta obliteratrice simile a quella per fare i buchi ai fogli ad anelli, ma fatta apposta per dentellare i floppy disk, utilissima per raddoppiare la loro capacità. All'epoca i floppy erano letteralmente molli e flessibili e il loro nome aveva un senso.
Da li in posi la situazione degenerò rapidamente.
Fui un pirata informatico. Si, uno di quelli che babbàvano ogni cosa, sin dai tempi di astalavista.box.sk, codici di sblocco e cracker, musica in MP3 da napster, sistemi operativi di M$, software di ogni tipo, giochi, tantissimi giochi, film e libri scaricati con "il mulo", trasmissioni via satellite con le cam e i decoder, connessioni telefoniche, centinaia di CD-ROM R e RW... qualsiasi cosa. Era forse una dipendenza: lo facevo perché era vietato e questo attributo rende ogni cosa irresistibile e necessaria. Beh, come accade anche ai cani che si leccano le palle, io lo facevo anche perché potevo farlo.
L'unica cosa che non ho mai babbàto sono le partite di calcio. Non ho mai nutrito interesse per una ventina di deficienti che si affannano per prendere a calci un pallone.
Comunque sia, è una storia d'altri tempi, remota, più di una trentina di anni fa. Direi che è tutto abbondantemente prescritto.
Non so bene in quale occasione avvenne l'epifania ma accadde e, di colpo, tutto cambiò.
Niente più torent, niente più cam, niente più sistemi hardware per riprogrammare le ROM delle cartucce delle stampanti. Nel giro di un mese mi accorsi di desiderare molto di più: volevo software migliori, fatti da persone gratificate dal proprio lavoro; volevo musica migliore, composta da artisti motivati; volevo film interessanti, non produzioni banali; volevo godere a pieno della bellezza delle cose, partecipando ad essa con uno sforzo economico per poterla assaporare e viverla con intenso coinvolgimento.
D'un tratto mi resi conto che non provavo più alcun gusto a fruire distrattamente di infiniti contenuti, facilmente rubabili, anche perché così infiniti non sarebbero più stati se tutti, come me, avessero continuato a usufruirne senza remunerare gli autori.
Fattostà che, oggi, ogni software che uso ha la sua licenza, dono volentieri agli sviluppatori di progetti che stimo, vedo volentieri film pagando il biglietto al botteghino, ho sottoscritto una miriade di abbonamenti a piattaforme di streaming, sento musica dalle piattaforme ufficiali, ecc.
Occupandomi di protezione dei dati personali mi trovo spesso a difendere l'anonimato, a parlare di crittografia, a combattere l'autenticazione per l'uso di internet, a insultare il voto elettronico e a prendere le distanze dalla tecnologia. Mi accorgo che, per molte persone, questo ha una accezione negativa, come se parte del mio lavoro consista nel trovare strumenti di protezione per i pirati, i malfattori o gente che si nasconde al mondo per fini illeciti.
Dato che porto sul volto le cicatrici del mio passato, mi sono guadagnato il diritto di dissociarmi da questa becera chiave di lettura. Non difendo e non promuovo l'anonimato per consentire alla pirateria di prosperare ma per consentire alle persone per bene di vivere la propria vita, pienamente, sfrenatamente... ballando come se nessuno stesse guardando.
Prosit.