Fragilità

No, non è Frittole, non è il millequattrocento nè quasi millecinque, ma ci assomiglia molto e, mio malgrado, posso dire "io c'ero".
Forse mi sto ripetendo perché cito spesso "non ci resta che piangere" ma non esiste nulla di più adatto di quel capolavoro per descrivere la mia esperienza.
Tornando da una lunga vacanza on the road tra Spagna e Portogallo, mi è capitato di imboccare un sentierino secondario e di trovarmi proiettato in un mondo diverso, antico, senza elettricità.
Internet ha già detto di tutto e di più sulle possibili cause del mega blackout che ha interessato mezza Europa (hacker russi, nuvole passeggere su impianti fotovoltaici, folate anomale su impianti eolici, giocatori di domino, terrorismo, sabotaggi, chiodi, governi ladri, ecc), ben prima che sia possibile poterle individuare, quindi non aggiungerò alcuno sforzo di fantasia nel tentativo di compete con questi campioni imbattibili di complottismo.
Quello che posso testimoniare è quanto sia amaro scoprirsi dipendenti e fragili.
In quel punto della Spagna non funzionava nulla:
pagamenti possibili solo in "efectivo", in fruscianti contanti, niente carte di credito e pos, nessun apple pay, nessun bancomat da cui prelevare denaro. O li hai, o te li guadagni e, in questi casi, non è semplice.
Ben presto mi sono accorto che anche la disponibilità dei contanti non avrebbe aiutato granché poiché i negozi ("tienda" da quelle parti) hanno iniziato a chiudere uno dopo l'altro e, nel giro di pochissimo, tutto si è trasformato in un deserto.
Per fortuna la vacanza era finita e restava solo una cosa da fare: tornare in Italia. facile, ma in che direzione? Il navigatore del cellulare rileva la posizione anche senza rete dati e la bussola non smetterà di funzionare finché permarrà il campo magnetico terrestre, tuttavia queste informazioni hanno una utilità abbastanza scarsa senza alcuna mappa. Le mappe dovrebbero essere scaricate dai server di google che, per l'occasione, erano irraggiungibili. Le reti dati sono andate in forte stress per poi ammutolirsi completamente. Niente navigatore, niente mappe, niente ricerche, niente strada.
Ma nemmeno il telefono funzionava. Recuperare un compagno di viaggio, sceso per cercare qualcosa da mangiare, è stata un'impresa, anzi, una vera fortuna. Avrei voluto dirgli "ci troviamo alla piazza bella, quella dove abbiamo visto il cane giallo" ma, senza poter mandare un messaggino o fare una telefonata, non c'era modo di accordarci.
L'unica possibilità era girare in tondo, ma che fatica! I semafori erano spenti. Non semplicemente lampeggianti, proprio spenti e questo destabilizza molto il traffico. I viottoli dei sonnacchiosi paesini rurali si erano popolati come le peggiori vie di Bangkok perché in caso di emergenza tutti impazziscono: chi è in casa esce; chi è fuori cerca di rientrare; chi dorme si sveglia; chi è sveglio cade in catalessi. Non so perché accada questa cosa bizzarra.
Uscito dal caos e recuperata una direzione verosimile, restava una sola cosa da fare: rifornimento di carburante. Non è necessario consultare gli aruspici per intuire che, senza elettricità, le pompe di benzina non pompano e, se le pompe non pompano, le opzioni si riducono drasticamente: si può solo sperimentare la "éco-conduite" e proseguire finché si può per poi fermarsi in un posto sicuro e aspettare che torni la corrente. Oppure trivellare, raffinare il greggio, travasarlo nel serbatoio, sperare che piaccia al motore, che non esploda, il tutto senza avvelenarsi... ma anche no, meglio aspettare.
Il mondo dovrebbe funzionare diversamente, dovrebbero esserci i gruppi di continuità e dovrebbero entrare in funzione i gruppi elettrogeni e i generatori di corrente... dovrebbe, appunto, in teoria. Peccato che la realtà sia ben diversa.
In quel momento ho considerato un lusso poter sperare nel ritorno della corrente: una certezza che sottende una latente e inconfessabile paura... "cosa succede se la corrente non torna?"
Si, saprei anche costruire una dinamo, lo facevo da ragazzo e ora saprei farlo anche meglio, era divertente, ma anche questa è solo pura teoria.
Naturalmente in quello stesso momento c'era gente messa peggio:
quelli chiusi in un treno spento ed inanimato, senza aria condizioanta, senza poter aprire le porte, magari sotto il sole e in mezzo alla campagna, o in una galleria;
quelli chiusi in ascensore, magari a metà della corsa di quello che avevo preso poche ore prima per raggiungere un rooftop e vedere un panorama mozzafiato;
quelli alla guida di un veicolo con pantografo, un bel "elétricos" giallo, a metà di una salita di Lisbona che, senza corrente, è indistinguibile da un gigantesco termosifone con le ruote appoggiato su un piano inclinato;
quelli che, sempre a Lisbona, stavano osservando perplessi le sirene di allerta tsunami, interrogandosi sul fatto che fossero in silenzio: nono mute perché non c'è alcuno tsunami in arrivo oppure semplicemente perché prive di corrente? Un bel dubbio;
quelli in volo ed in fase di atterraggio;
quelli in sala d'attesa al pronto soccorso o, peggio, sul tavolo operatorio...
No, non sono pensieri rassicuranti e pensare a chi sta peggio non è certo una consolazione, ma mentre osservavo questo assurdo scenario ho ripensato alla miniserie vista solo poche settimane fa: "Zero Day". Non pensavo che l'avrei vissuta in prima persona, non così presto, almeno.
Diventare consapevoli della realtà è doloroso ma istruttivo. Può capitare per una sim scarica, per un ransomware sul proprio PC, per un data breach di un fornitore che ha i nostri dati in archivio, per un disservizio della rete elettrica. Sono solo circostanze utili a ricordarci una semplice e comune verità che dovremmo smettere di ignorare: siamo molto molto fragili.
Per alleggerire un po, consiglio la visione di un recente episodio di The Jackal:
https://www.youtube.com/watch?v=H2ZfHQDifnc
Prosit.