Vietato vietare - riflessioni in libertà
Periodicamente, ciclicamente, esattamente come i pidocchi,, le verruche e l'influenza, arrivano quelli che benpensano, sbandierando la grande idea, l'ideona, proprio, la soluzione, la panacea per tutti i mali del mondo: VIETARE.
In più, immancabilmente, ogni raffica di divieti viene mistificata e ammantata di santità sempre con il solito argomento: "lo facciamo per proteggere i bambini".
Capita forse in tutti gli ambiti, ma quando accade nel piccolo mondo della protezione dei dati personali non riesco a stare zitto.
Giù le mani dai bambini, per carità, se no mi parte l'embolo!
Raccolgo qui alcuni post che ho pubblicato su twitter e che descrivono abbastanza bene il mio pensiero.
1) tweet n.1, in risposta ad un post (bloccato) di Giulia Pastorella.
(fonte https://twitter.com/prevenzione/status/1667080065203556352)
Questa idea è discutibile. È legittimo fare una proposta simile e, se ottieni il il voto della maggioranza della popolazione, diventi pure realtà. Si chiama democrazia.
Però bisognerebbe essere trasparenti e dire le cose come stanno.
"Proteggere i bambini" è una scusa di facile presa, messa li apposta per raccogliere facile consenso, per dissimulare una triste realtà facendola sembrare meritoria e universalmente condivisibile. Chi mai potrebbe essere contro ai bambini? Chi può dirsi contrario a ciò che si fa per il loro bene?
Purtroppo ormai è un mantra: ogni volta che si vuole far passare una porcata assurda la si mette in relazione alla tutela dei minori, al contrasto alla pedopornografia infantile, al bullismo, ai peggiori scenari a danno dei più deboli. Si vince facile. Siamo sempre tutti d'accordo.
Peccato che le cose non stiano in questi termini.
Il tweet sotto riportato rappresenta il VERO pensiero sottostante: il controllo esercitato al posto dei genitori, giudicati incapaci di attendere alle proprie funzioni.
Noto uno spiccato accento morale, un giudizio aprioristico su cose che attengono a ciascuno di noi e per le quali abbiamo bisogno di essere liberi, magari anche di sbagliare e noto la chiara e netta volontà di sostituirsi ai genitori nell'esercizio di una delle più importanti missioni a loro affidate: l'educazione dei propri figli.
Questo passaggio è cruciale perchè il pensiero espresso, questo metodo e questa politica, in prospettiva, apre le porte e va nella direzione del controllo:
controllo del voto al posto degli elettori,
controllo dell'opinione al posto delle coscienze,
controllo dell'informazione al posto della stampa,
controllo della pluralità al posto della gente,
controllo dell'impresa al posto dell'imprenditore,
controllo delle libertà al posto della legge,
controllo di tutto.
Non ci sono mezze misure.
Se si sdogana la bontà del controllo, per salvare i bambini dall'incompetenza genitoriale, si aprono le porte dell'abisso.
Il GDPR non chiede di fare questo, ma proprio per niente, anzi, chiede l'esatto contrario. Per favore, non diciamo che questa brillante idea è necessaria per applicare la legge perchè è una bugia.
Il GDPR è una norma di libertà e di responsabilità.
Le aziende hanno la responsabilità di garantire che certi servizi siano utilizzati solo da determinate persone, in alcuni caso dai maggiori di 14 o 18 anni.
Le famiglie hanno la responsabilità di gestire i propri figli, mettendo a disposizione strumenti appropriati alle loro esigenze e alla loro età, vigilando e insegnando come utilizzare il mondo intero, non solo una app.
Le persone, anche quelle piccole, hanno il dovere, ma anche il diritto, di decidere, di sbagliare, di provare, di capire, di essere libere.
Persone non libere di fare una cosa saranno persone che quella cosa la faranno in modo illecito, aggirando ogni possibile norma pensata dal legislatore per vietare loro ciò che desiderano fare.
Ciascuno faccia le proprie considerazioni, naturalmente, per tutelare i bambini.
Gli adulti di domani non possono ereditare un mondo schifoso, fatto di controllo pervasivo dello stato su tutto ciò che li riguarda.
(Secondo post di integrazione)
Non bisogna confondere il soggetto tutelato con il soggetto obbligato.
Il minore è il oggetto tutelato e ha dei DIRITTI, non ha dei doveri.
Il soggetto obbligato è il social network e non ha dei diritti bensì ha dei doveri.
La vostra proposta inverte tutto, gravando il soggetto tutelato di doveri e comprimendo i suoi diritti.
Che vi piaccia o meno, uno dei diritti delle persone è anche quello di poter violare una norma, rispondendone, poi, se del caso.
Il sistema proposto è pensato per impedire (formalmente) un accesso a chi non rispetta i criteri stabiliti da una norma amministrativa. E' sproporzionato e lesivo di una libertà importante per la tenuta della nostra democrazia.
Dico "formalmente" perchè in concreto accadranno cose molto diverse da quelle che voi immaginate.
Non so se mentite sapendo di mentire oppure se proprio non avete fatto alcuna valutazione sull'impatto di questo sciagurato sistema:
- nessun minore verrebbe tutelato: quelli che già ora utilizzano social network anche sotto l'età minima continueranno a farlo.
- nessun genitore sarà educato a fare meglio il genitore: chi ha già una sensibilità sull'argomento non ha alcun bisogno di questa norma e si comporta già in modo virtuoso. Al contrario, chi non ha sensibilità su questo argomento percepirà soltanto una nuova fastidiosa pastoia burocratica, per colpa della quale dovrà perdere tempo per fare una cosa che avrebbe lasciato fare in autonomia: aprire un account per il proprio figlio... o per il fratellino... o per il vicino di casa.
- le piattaforme saranno deresponsabilizzate rispetto ad un proprio preciso obbligo di legge, non rischieranno più sanzioni e potranno disinteressarsi di ciò che avviene all'utente.
- si moltiplicheranno i database, gli archivi e le liste, aumentando a dismisura i rischi per gli inevitabili data breach, errori umani, bug e malfunzionamenti che esporranno valanghe di dati che potrebbero (dovrebbero) non esistere. Diventa solo questione di tempo.
- ci sarà un nuovo soggetto intermedio con un nuovo database di utenti che, volenti o nolenti, permetterà di tracciare ogni utente impedendo una fruizione veramente anonima dei social network.
Solo per evitarle la fatica di arrabattarsi su questo punto: NO, l'anonimato non è affatto un male e non è sinonimo di sordidi affari.
L'anonimato è tanto necessario quanto lo è la libertà di espressione.
Senza anonimato, non ci può essere dissenso, non ci può essere opinione contraria a quella di un soggetto autoritario, non si può essere liberi in molti aspetti della nostra vita.
Ci pensi, questa proposta porterà il nostro paese ad essere peggiore, non migliore.
Se poi lo si vuole fare solo per carpire i voti ed il consenso di quattro imbecilli trogloditi che appena sentono "bambini" urlano sguaiatamente in favore della nuova ideona... prego, fate pure, ma abbiate almeno il buongusto di promettere senza mantenere.