Verifica dell’età dei minori è la soluzione sbagliata ad un problema che non esiste.

In questi giorni l'UE sta sperimentando un sistema per la verifica della maggiore età necessaria per l'accesso a determinati siti, vietati ai minori. L'Italia, al grido "Eia, Eia! Alalà!", è balzata in prima linea nella sperimentazione.
Ho sempre pensato che introdurre sistemi di controllo dell'età fosse semplicemente una pessima idea, cavallo di troia, un attacco alla privacy travestito da opera pia e meritoria, una backdoor per aumentare la sorveglianza di massa e renderlo accettabile sbandierando ottime intenzioni. So che potrei essere visto come paranoico e complottista e preferirei evitarlo, purtroppo l’esperienza mi suggerisce di diffidare ogni volta che si prova a salvare i bambini da crimini tremendi mediante qualche nuova tecnologia. È un mantra.
(addednda) Chi è interessato a questo tema può leggere una perfetta sintesi nel post di Andrea Amani, alias Pimperepette, purtroppo solo su x.
Si chiama “argumentum ad populum” (o forse un non sequitur), un bias molto in voga e ne ho parlato già altrove. Non desidero ripetermi.
Volendo analizzare la questione in termini più tecnici e generali, riscontro un'incoerenza e un buco gigantesco dal quale il ragionamento fa acqua.
L’introduzione della verifica dell'età obbligatoria sui siti si fonda sulla volontà di tutela dei minori, ma questo, a sua volta, può essere declinato in vari modi. Ho l’impressione che la UE e la nostra politica, dimenticando tutto il resto, dando grande rilievo ad un solo particolare aspetto di questa giustissima e condivisibile esigenza di tutela: quello sbagliato.
Secondo la tesi prevalente, i minori non debbano poter accedere a risorse che la legge sottrae alla loro fruizione come, ad esempio, i siti per adulti e la pornografia.
Ok ma non troppo.
Considero posizione come fortemente ideologica, moralista e, in qualche modo, naif. È sbagliata perché trasferisce dalle famiglie allo Stato un compito educativo che può variare molto in funzione del contesto, dell'esperienza individuale, delle esigenze, in funzione dei fattori culturali. È sbagliata perché la legge non può avere la pretesa di dettare la morale alle persone. Ricordo ancora con orrore le "spese immorali" disciplinate per decreto.
Voglio però mettere da parte queste considerazioni per rimanere più oggettivo possibile.
Tutelare i minori dovrebbe partire dall'analisi di ciò che costituisce un rischio per i minori stessi e trovo difficile pensare che il rischio sia dato dal fatto che un minore vada intenzionalmente in un luogo popolato principalmente da adulti. Se ci va, è lecito pensare che lo faccia in modo volontario e quindi, bene o male, sarà informato e consapevole rispetto a ciò che potrebbe incontrare. Il minore sa di essere nel posto sbagliato.
Un rischio ben maggiore per i minori consiste nella loro spensieratezza quando frequentano ambienti a loro dedicati, il forum di Peppa Pig, la chat del videogioco che hanno sul cellulare, i commenti dell'articolo di webboh, eccetera. In questi luoghi, fatti apposta per loro, i frequentatori si aspettano di trovare solo minori, ci si esprime in modo libero e ci si relaziona tra pari con, le difese abbassate perché si ritiene di essere in compagnia di propri simili.
Chi ha cattive intenzioni, chi intende insidiare giovani persone non le aspetta dentro al bar malfamato o appostato nelle chat di un sito per adulti, ma si piazza fuori dalla scuola o nel parchetto dove le potenziali vittime sono molto più numerose, meno difese e meno pronte a difendersi
L'Unione Europea ha sbagliato approccio e con essa tutta la politica italiana. Nella foga di proteggere i fanciulli, si è invertito il senso dell'azione normativa. Nemmeno è stata presa in considerazione l'idea di verificare l'età di chi acceda a luoghi deputati ai minori per escludere da questi le frequentazioni inappropriate, cioè quelle dei maggiorenni.
La verifica dell'età è molto più utile quando funziona al contrario rispetto all’impostazione attuale, cioè quando impedisce ad un maggiorenne di impersonare un ragazzo o una ragazza in contesti a loro dedicati. Non c'è nulla nella normativa attuale che lasci pensare a questo tipo di protezione e l'unico obiettivo pare essere quello di limitare l'accesso al porno ai minorenni che, ricordo, sono tali fino a 17 anni e 364 giorni. Un’idea molto naif, appunto, che non tiene in considerazione né la realtà dei fatti né la potenza creativa dell'ormone a 15, 16 e 17 anni.
Ho l'impressione che si stia cercando di mistificare le reali intenzioni poste a fondamento del progetto che porterà alla verifica generalizzata della maggiore età.
L'obiettivo reale ai miei occhi sembra essere solo il controllo di massa, la normalizzazione delle verifiche dell'identità all’accesso di un sito web, il voler abbassare l’asticella della sensibilità a tecnologie invasive che, oltre a pervadere la tecnologia, infestano la vita delle persone a livello psicologico e comportamentale, creando negli utenti la convinzione che siano addirittura cose buone e giuste.
Le persone arriveranno ad apprezzare il controllo credendo che sia utile, ma questa è una bugia.
La verifica dell'età dovrebbe funzionare al contrario, verificando che solo i minorenni possano entrare negli spazi a loro dedicati, escludendo ogni adulto.
Mi immagino cosa potrebbe pensare un adulto al quale venga impedito l'accesso al forum di Peppa Pig, ma solo questo può contribuire a salvare i minori ostacolando i predatori sessuali, i truffatori, gli aguzzini, i pedofili e qualunque altra categoria di canaglie maggiorenni dai quali ragazzi e bambini dovrebbero essere effettivamente protetti.
Impostare le cose in questo modo, effettivamente utile, non contribuirebbe a normalizzare il controllo di massa, l'autenticazione online, la verifica dell'età rispetto alla nostra dimensione online. Al contrario, finirebbe per essere vista come qualcosa di negativo e verrebbe criticato da tutti. Questo a me fa riflette.
Con queste considerazioni non ho la pretesa di aver dimostrato nulla, ma rilevo una mancanza di logica nell'azione di governo che fatico veramente a giustificare, se non pensando al peggio. La teoria resta aria fritta se non c'è un collegamento con la realtà e, per questo, mi sono rimboccato le maniche e ho dedicato un po' di tempo alla ricerca sul campo, alla vecchia maniera: in spiaggia.
Un pomeriggio d’estate è il momento perfetto per cercare una ganga di ragazzini variopinti ed annoiati con i quali chiacchierare. La curiosità vince sulla diffidenza e l’idea di una "intervista" con qualcuno che vuole capire il “loro mondo” è stata irresistibile. Al netto di qualche sbruffonata e di alcuni sghignazzi, direi che una cosa è certa: i ragazzi fanno di tutto per restare tra di loro, escludendo gli adulti e, dato che il mondo non collabora offrendo loro strumenti adeguati, si arrangiano come possono.
Bambini e bambine, ragazzi e ragazze che hanno costituito il mio campione "rappresentativo" sono infastiditi dalla presenza di maggiorenni, sanno che spesso gli adulti si affacciano nei loro contesti e non li vogliono. Sfortunatamente, non ci sono luoghi o regole che li aiutino, agli adulti non è impedito nulla e, per questo, i ragazzi cercano di fare selezione chiudendosi all’interno di recinti fatti di gruppi chiusi, di ostilità, di silenzio. “Purtroppo” (parole loro) questo ostacola la conoscenza di altri ragazzi, ma aprirsi a tutti indistintamente è troppo pericoloso "perché c’è pieno di adulti e molti di questi fanno finta di essere ragazzi".
Questa dinamica è presente sia nel mondo fisico (la piazzetta, il muretto, l'ombrellone), sia nel mondo digitale. Instagram e tiktok sono usati dai minori unicamente nell'ambito di gruppi privati e chiusi, frustrando l’idea stessa di condivisione. In tanti provano a. scardinare queste protezioni, arrivano molte richieste di amicizia o interazioni da "sconosciuti" e spesso si accettano account che sembrano gestiti da amici ma che, in realtà, si rivelano essere fasulli, infiltrati. Capita anche se si sta attenti.
Fortnite, Amongus, Realm Royale... sono luoghi bipartiti: gli adulti da una parte e i ragazzi dall'altra. Solo che gli adulti provano a raggiungere i ragazzi, mentre i ragazzi farebbero volentieri a meno di questi adulti che percepiscono come imbucati e molesti. E che dire di Roblox e Minecraft? Interi mondi ove i ragazzi amano interagire solo tra di loro, ma che vengono infestati da adulti non graditi, fuori contesto, decisamente malintenzionati.
I ragazzi fanno selezione e vogliono stare tra di loro. Forse è questo che la UE dovrebbe iniziare a fare: se lo scopo vuole essere la protezione dei minori, allora bisogna aiutare i minori proteggendoli dagli adulti, non proteggere gli adulti dai minori.
I ragazzi non hanno nessuna voglia di frequentare luoghi per adulti, non gli interessa per niente farlo e l’idea di vietare loro l’accesso è tanto utile quanto vietare loro di mettere da lavare i calzini sporchi.
Inoltre, per tornare al tema tanto caro alla UE e al governo italiano, quando un minorenne vuole accedere a contenuti vietati come il Porno, sa benissimo come fare per aggirare qualsiasi divieto o tecnologia che provi ad ostacolarlo, senza alcuno sforzo.
So che il mio suggerimento potrebbe avere un effetto catastrofico e mi immagino già la soluzione più ovvia: “ottimo, allora verifichiamo l’età di tutti, nei siti per maggiorenni e anche nei siti per minorenni!”... significherebbe non aver capito il senso del discorso.
L’approccio della politica (UE e Italiana) non mi piace, non lo condivido e lo trovo inutile, se non addirittura controproducente, ma questi sono fatti miei… ciò che però riguarda tutti è l’assenza di logica: se da certe premesse si arriva a conseguenze irrilevanti rispetto agli obiettivi dichiarati, significa che c’è qualche grosso errore di fondo … oppure qualcosa di marcio. E la puzza è così forte da sentirsi fin qui, anche se viene dalla Danimarca*.
* lo spiego perché nemmeno io so come funzioni la mia testa: ho voluto citare l’Amleto ("C'è del marcio in Danimarca") con riferimento al fatto che la Danimarca detiene attualmente la presidenza del Consiglio dell'UE: 1º luglio - 31 dicembre 2025. Come non detto.
Prosit.