Cuora responsabilmente
La notizia del giorno riguarda Twitter e la genialata di rendere “privati” i like.
Tutti stanno parlando di questo, anche in modo meraviglioso come ha fatto Claudia (@signorina37H) in questo post.
Ho trovato analisi raffinate come la sua, purtroppo circondate da mille altre molto più grezze, ma non per questo sbagliate.
Trump, le imminenti elezioni, la vendita di like, il porno, la censura, la profilazione, i bot… tutti spunti reali e implicazioni più o meno rilevanti e gravi che si sommano definendo uno scenario complessivo che posso definire disastroso.
Ciò che sembra semplicemente una piccola modifica ha delle implicazioni gigantesche
Quelle che vedo io, come sempre, sono un po’ particolari, sottotraccia e visibili in controluce da me, come da ogni altro Dpo.
Le condivido volentieri non perché siano dirimenti, determinanti o più importanti di altre, ma semplicemente per completare il bel quadretto che stiamo tutti osservando allibiti.
Fino a ieri i like ai post su twitter erano trasparenti, vale a dire che chiunque poteva vedere chi ha premuto il cuoricino in relazione ad ogni singolo post.
Essere consapevoli di questo ha evitato molti imbarazzi perché, tanto per fare un esempio, non posso professarmi no-vax, ammesso che esistano ancora, e mettere like a i maggiori esponenti della scienza sostenitrice dell'utilità dei vaccini. Questo like metterebbe a rischio la coerenza e, con essa, la credibilità dell’utente. Stesso identico discorso per like pro o contro un politico avversario, una ideologia differente, un meme imbarazzante, un no-quellochetipare di moda, ecc.
Twitter, X se preferite, ha cambiato questa politica e ha modificato il livello di visibilità dei dettagli di goni like trasformandolo in un semplice contatore agli oggi degli utenti, un numero incrementali senza alcun dettaglio relativo a chi appartengono quei like.
I like, come le schede di voto in un’urna elettorale.
Se penso alla trasparenza, mi viene in mente più che altro un’urna funeraria per contenere le ceneri del de cuius.
Non mi riferisco alla trasparenza dei like, sarebbe una pia illusione perchè non esiste segretezza in tal senso e chiunque premo un bottone su una app o su una pagina web sa che molte persone potranno vedere ciò che lui ha fatto. Magari non tutti, ma certamente in molti sapranno: il gestore della piattaforma, gli amici del gestore della piattaforma e anche chiunque altro paghi adeguatamente per avere il livello di visibilità desiderato. Ciò che transita su un sistema informatico inevitabilmente perde la propria segretezza. Non esiste segretezza in Internet.
Chi non lo sa dovrebbe saperlo
La trasparenza a cui mi riferisco è quella verso l’utente che implica una distorta percezione della rilevanza delle proprie azioni.
Prima di andare in cabina elettorale mi è stato detto che il voto è segreto. Mettendo la scheda nella scatolona io so che, a posteriori, nessuno potrà verificare il voto che ho espresso. Bene, tutti contenti.
Su Twitter, fino a ieri, tutti sapevano chiunque può vedere la paternità dei like: completa visibilità. Per questo tutti noi abbiamo espresso i like in modo intelligente in funzione del fatto che fossero pubblici.
Oggi, su Twitter, ci viene detto che i like sono “privati” e noi tutti, ringalluzziti, clicchiamo come scimmiette cliccatrici sfogandoci e recuperando il tempo perduto, manifestando con vigore il nostro appoggio a tutte le idee che ci piacciono, senza pensieri di coerenza reputazione e senza temere di dover giustificare un like discutibile
Da DPO consiglierei a Twitter di essere molto chiari sul fatto che il like non sia affatto un segreto e che il fatto che siano “privati” non ha nulla a che vedere con il meccanismo del voto in cabina elettorale.
Le persone che possono vedere i dati di ogni like sono veramente tante, i dipendenti o collaboratori di Twitter, i partner di Twitter, le società amiche o le persone amiche alle quali si agevola la visibilità concedendo arbitrariamente l’accesso ai dati, i clienti paganti, la magistratura, gli organi organi di polizia, i governi e una serie di altri soggetti che vivacchiano nell’ombra e nel sottobosco della complessità.
Sapere questo può modificare i comportamenti di soggetti particolarmente esposti ma, in genere, non cambia molto per una persona comune che continuerà a sentirsi protetto da una sufficiente ed accettabile segretezza, dovuta alla propria irrilevanza. La gente comune continuerà a sentirsi libera di esprimersi cliccando a vanvera, come se non ci fosse un domani.
Ma ecco il punto
Un domani c’è, eccome!
Cosa succederà domani, quando Twitter cambierà di nuovo idea e renderà i like nuovamente visibili e palesi?
Mi immagino Bridget Jones
Non sono ottimista e non credo che dalle parti di Twitter ci sia la finezza intellettuale e la voglia di mantenere anonimi i like espressi durante il periodo in cui sono stati resi non visibili. Le scelte sembrano più simili a quelle di un piccione su una scacchiera, non finirà bene per chi ha cliccato e "cuorato" post problematici.
Perché i like non sono mai stati segreti e non lo saranno mai quindi, a posteriori, con quattro clic, sarà sempre possibile rendere nuovamente accessibile a chiunque la paternità di ogni singolo like, anche quelli espressi in modo spensierato e disinibito, come si fa quando nessuno guarda.
L’alfabetizzazione informatica richiede questo e non si tratta di paranoia ma di consapevolezza.
Non è in gioco il concetto di fiducia ma quello di prudenza.
Giusto ieri, mia figlia ha imparato nel modo più brutale cosa significhi dimenticare la consapevolezza e la prudenza: ha scritto nella chat di classe cose che non avrebbe dovuto nemmeno scrivere, ma nemmeno dire. Cose che è persino brutto pensare.
Legittime o non legittime, giuste o sbagliate, le proprie idee meritano più considerazione di quella che noi stessi riserviamo loro, possono fare male agli altri, possono fare male a noi stessi.
Esprimersi è meraviglioso e necessario ed è addirittura un diritto da difendere.
Oggi abbiamo tutti in mano un microfono con il quale possiamo esprimerci ma forse non lo sappiamo ancora usare.
C’è una bella differenza tra “usare” un microfono e attorcigliarsi il suo filo attorno al collo e strangolarsi con le proprie stesse mani.
Cliccate responsabilmente, anche se twitter vi dice che i click sono “privati”
Un’ultima considerazione necessaria.
“Privati” non significa assolutamente nulla se non c’è una definizione condivisa.
Privato, segreto, riservato… non sono affatto sinonimi, sono parole di uso comune alle quali diamo tutti in significato approssimativo e confortante ma che, usate in modo malizioso, permettono di ingannare facilmente chiunque, dicendo senza dire, scrivendo senza far capire.
Avviso di twitter, versione ITALIANA
“Adesso i tuoi Mi piace sono privati
Stiamo rendendo privati i Mi piace così da proteggere ulteriormente la tua privacy. Maggiore è il numero di post a cui metti Mi piace, migliore diventerà la cronologia Per te.
OK”
Versione INGLESE
“Your Likes are now private
We are making Likes private for everyone to better protect your privacy. Liking more posts will make your “For you” feed better.
OK”
Punti per riflette.
Me lo dici, mi fai cliccare Ok ma non mi dai alcuna alternativa. Forse c’è gente che preferirebbe di no.
in ingelse, mi dici che i like sono privati per tutti ma subito dopo mi fai capire ceh sono usati per profilare i feed. Quale delle due è una bugia?
nella versione italiana mi parli di like privati e che questo viene fatto per me, per proteggere la mia privacy. Quindi mi fai pensare che i dati (metadati) relativi ai miei like non servono più e sono quindi cancellati o non acquisiti? …puzza di frottola, anche perchè subito dopo mi inviti a usare tantissimo la funzione like per migliorare la profilazione.
il GDPR prevede che la profilazione sia consensuale, questo avviso mi fa capire che di consensuale non c’è nulla poichè twitter lo fa e basta, senza chiedere niente a nessuno.
Di nuovo, cliccate responsabilmente, anche se twitter vi dice che i click sono “privati”
Prosit