Meta merda ^2: tanta tanta merda.

Si va in scena, anzi, Meta va in scena.
“Tanta tanta merda” si diceva un tempo agli attori, augurando loro grande successo, perché quanti più spettatori arrivavano a teatro con carrozze trainate da cavalli, quanta più merda rimaneva sulla strada antistante.
Tanta merda, tanti spettatori, tanti soldi.
Poca merda, pochi spettatori, pochi soldi.
Ecco, si è scoperto che Meta fa i soldi con la merda, ma non il classico stallatico, bensì con la merda dell’umanità: i truffatori.
Tanti truffatori, tanta merda, tanto fatturato.
Parliamo di 7 miliardi di dollari all'anno da pubblicità di truffe conclamate o vendite illegali (investimenti fraudolenti, casinò online illegali e vendita di prodotti medici vietati).
Sono tanti, quindi, anche se fanno schifo, viva i truffatori.
E chissenefrega delle persone truffate che, in fondo in fondo, non generano fatturato, sono solo numeri, click da contare, dati da aggregare, sono quindi sacrificabili.
Non so dire se mi faccia più schifo quest’ultima rivelazione su come Meta faccia affari con la merda, oppure la precedente vicenda relativa all’incredibile uso delle foto delle ragazzine.
I dettagli sono tutti raccolti e raccontati da Reuters in QUESTO ARTICOLO.
In breve, é stato documentato il fatto che Metà stia consapevolmente facendo affari con organizzazioni criminali dedite alle truffe online. Sono inserzionisti, pagano per promuovere le proprie attività sui social di Meta (Facebook, Instagram e whatsapp) e l’azienda é felicissima di ospitarli, anzi, di più, condivide volentieri i dati personali degli utenti, necessari affinché le truffe vadano a segno.
Sottolineo il punto sconvolgente: metà sa benissimo che si tratta di truffe, riceve migliaia di segnalazioni e denunce ma ha deciso di rimbalzarle ed ignorarle, favorendo la prosecuzione delle remunerative attività criminali. L'azienda ha strutturato molto bene una serie di procedure per disinnescare i reclami, per favorire gli inserzionisti, per mistificare la realtà facendo finta che le inserzioni siano innocue e non illegali, ma questa finzione si scontra con l'evidenza.
I truffatori partner di Meta non sono semplici maneggioni di quartiere, sono delle vere e proprie aziende dedite al crimine, investono centinaia di milioni in pubblicità e non si possono confondere nella massa, sono ben note, molto visibili, direi appariscenti, al punto da meritare un posto di riguardo nel cuore di Mark Zuckerberg.
Per me tutto ciò è pazzesco.
Scelte imprenditoriali di questo tipo sono considerate un crimine in molti ordinamenti. Mi stupisco che le filiali europee di Meta non siano ancora invase da ufficiali di polizia giudiziaria intenti ad applicare sigilli alle porte, che i server non siano già stati sequestrati e che i dirigenti e gli ad non siano già sotto indagine penale.
Mi chiedo come questo si possa conciliare con la L.231/01.
In effetti, ora che ci penso, Meta versa tante tasse e genera introiti per gli Stati. Forse anche i vari governi coinvolti eviteranno di attivarsi perché anche a loro piace molto ruzzolarsi nella stessa merda che piace a Meta. Viva il malaffare, purché paghi.
Come dpo mi domando come i colleghi che assistono l’azienda possano tollerare tutto questo. Se sei dentro, non hai bisogno di Reuters per accorgerti che c'è qualcosa che non funziona. Ma anche se dormissero, cosa faranno ora?
A dire il vero conosco piuttosto bene i colleghi coinvolti: sono ben vestiti, con la cravatta in tinta con la pochette, frequentano spesso gli uffici del Garante e del Governo, partecipano a prestigiose attività istituzionali con disinvoltura.
Che dire, immagino che la merda piaccia molto anche a loro.
Alla fine, l'unica cosa che mi chiedo è questa: caro utente di Facebook, di Instagram, di Whatsapp.... ma a te piace veramente tutta questa merda? Sei sicuro di volerne fare parte?
Consiglio vivamente di leggere l'articolo di Reuters. In alternativa, Paolo Attivissimo lo ha sintetizzato nel suo Podcast, anche se verso la fine ha perso di vista il problema e ha preso la tangente parlando d'altro.




